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23 Aprile 2025

Svizzera

SVIZZERA E ALTRE DEMOCRAZIE DI FRONTE ALLA DISINFORMAZIONE

Il Governo svizzero è preoccupato per le attività di influenza e disinformazione nella "zona grigia" fra guerra e pace. Come affronta il Paese il pericolo posto dalle forme di conflitto ibride, e cosa fanno invece Svezia, Francia e Regno Unito?Il Consiglio federale svizzero ha pubblicato un rapporto in cui segnala come tali attività si manifestino sempre più frequentemente anche in Svizzera, colpendo direttamente il Paese in quanto sede di molte organizzazioni internazionali. Le democrazie dirette come quella svizzera, in cui i cittadini partecipano regolarmente tramite votazioni popolari, sono particolarmente vulnerabili. Le campagne di disinformazione possono infatti sfruttare le fratture sociali e politiche per polarizzare il dibattito pubblico e manipolare l’opinione. Il meccanismo psicologico per cui una bugia ripetuta più volte diventa plausibile è uno degli strumenti principali utilizzati per destabilizzare la fiducia nelle istituzioni democratiche. Il fenomeno non riguarda solo la Svizzera. Paesi come Francia, Svezia e Regno Unito sono già attivi nella creazione di strategie per contrastare la disinformazione, mentre la Svizzera sta valutando misure simili, tra cui l’adesione come osservatore al Rapid Response Mechanism (RRM) del G7 e l’istituzione di un ufficio di coordinamento specifico. Il concetto di “difesa spirituale”, nato in Svizzera tra gli anni Trenta e Sessanta per rafforzare l’identità e la coesione nazionale, viene oggi ripreso da analisti e pensatori come Olga Baranova, che propone una versione moderna di questa strategia – una “Difesa spirituale 2.0” – incentrata su educazione civica, alfabetizzazione mediatica e coinvolgimento della società civile nella protezione dei valori democratici. Un altro fattore cruciale è il ruolo dei partiti politici interni, che talvolta possono involontariamente amplificare narrazioni ostili, offrendo così terreno fertile per l’influenza straniera. L’analisi sottolinea quindi la necessità di una maggiore consapevolezza a livello nazionale per riconoscere e isolare i contenuti manipolatori, nonché di strumenti giuridici più chiari per affrontare fenomeni come i deepfake, senza compromettere la libertà di espressione. Il dibattito in Svizzera è aperto e complesso: mentre da un lato si riconosce la minaccia reale, dall’altro si teme che un eccessivo intervento statale possa avere effetti repressivi. Tuttavia, la consapevolezza politica sta crescendo, come dimostrano le mozioni parlamentari in discussione e l’interesse per soluzioni condivise a livello internazionale. In sintesi, la Svizzera si trova a un bivio tra il mantenimento della propria tradizione di neutralità e la necessità di proteggere la sua democrazia diretta dalle moderne guerre dell’informazione. L’equilibrio tra sicurezza, libertà e trasparenza sarà la chiave per affrontare con successo questa sfida. (ICE BERNA)


Fonte notizia: SWI swissinfo.ch